La difficoltà di essere critici_ Sguardi 2014

Sono rientrata a pieno regime nella routine di tutti i giorni, niente più vacanze, niente più Francia né francesi.
Ho ripreso senza sosta e dato che del teatro non ne ho mai abbastanza mi sono fatta una giornata full-immersion al festival Sguardi a Vicenza, vetrina del teatro contemporaneo Veneto che si è svolto nelle giornate dal 10-11-12-13 settembre in diverse location della città e un pò fuori sede.

Non vedevo l'ora di immergermi in sala, nel buio della platea a guardare compagnie che non avevo mai visto per assaporare lavori diversi per tipologie e stili.
Ma qualcosa è andato storto.


Sono stata sempre una voce fuori dal mucchio, mai parte integrante di un gruppo, mai dentro ma nemmeno fuori, mai troppo parte di una cosa, più di la ma mai di la, sono sempre stata una mezzavia. Scrivo di teatro da anni, ho lavorato per diverse compagnie teatrali e in ambito organizzativo, non mi sono mai tirata indietro, certo questo è un mestiere che ti inghiottisce, devi sentirlo dentro altrimenti è meglio che lasci perdere. Io ne sono stata inghiottita oppure mi sono fatta inghiottire, meglio, da un sistema che forse non è mai stato veramente il mio. Mi sarebbe piaciuto tanto farne parte, la frenesia prima di uno spettacolo, la distribuzione, l'odore acre del palcoscenico, il buio in sala, i costumi, la polvere (unico posto dove la tollero) eppure...eppure c'è sempre qualcosa che mi ha fatto stare, e continua a farmi stare, sull'uscio, con un piede dentro e uno fuori, pronta a scappare come pronta ad entrare.
Sempre più spettatrice che qualcosa di più.

Tutto questo giro di parole per dirvi che per l'ennesima volta sono entrata dalla porta d'ingresso anche se appaio più come una infiltrata, schiva e silenziosa, mi aggiro tra i teatri e gli spettacoli cercando davvero qualcosa di bello da vedere...ma...ho visto poca qualità in questi quattro spettacoli di venerdì 12 settembre. Certo è un parametro troppo ridotto 4 spettacoli contro 27 in cartellone che non ho avuto l'opportunità di vedere, però, tra questi 4 se possibile ne salvo due.
Ecco.
Si, questo credo sia il mio secondo post "cattivo" che pubblico. Perché critica alla fine non lo sono mai stata (se non verso me stessa quasi sempre), ho sempre scelto di scrivere di cose che mi piacciono, che mi son piaciute che mi hanno lasciato qualcosa dentro anche inspiegabilmente. Ad ogni modo, mi sembra giusto essere onesti.
Nell'ordine ho visto la compagnia Naturalis Labor con il loro NAVENEVA; compagnia Atelier Teatro Danza con BELLA ADDORMENTATA; Ensemble Vicenza Teatro con TANTO VALE VIVERE e Fondazione Aida/TrentoSpettacoli/Theamus con PARLIAMO D'ALTRO.

Sicuramente un bell'8 allo spettacolo Parliamo d'altro, breve, giovane, fresco, linguaggio senza fronzoli, diretto, quasi crudo. Parlare di violenza, di sesso e del rapporto mai facile tra una madre, che vuole essere più amica, e una figlia che vuole essere più grande.
Un 7/8 a Naveneva, per la creatività scenica, la capacità di parlare col corpo, un linguaggio che mi rendo conto ogni volta supera spesso la parola, per naturalezza, impatto e trasporto; un modo leggero, fantasioso di raccontare mondi sommersi, mondi d'acqua, per la capacità di sapersi perdere ma anche ritrovarsi e per continuare a navigare nonostante le difficoltà.
Un 4 a Tanto vale vivere, che ero molto curiosa di vedere ma che decisamente dopo i primi 15 minuti già mi stava rendendo la vita difficile. Tre donne, tre stati d'animo, tre situazioni diverse, tutte con un punto comune: un amore non corrisposto e una donna sola nella sua tristezza. L'idea devo ammetterlo poteva funzionare, ma il tutto è stato davvero troppo lungo e prolisso e non ho apprezzato alcune scelte registiche. Inoltre in certi punti la cadenza veneta veniva palesemente messa in evidenza e forse non era il caso.
Un 5 per Bella Addormentata, ma non tanto perché lo spettacolo fosse brutto, certo non si può dire che fosse brutto, ma che fosse inutile, questo si. Sarò sbagliata io, cerco i messaggi nascosti, delle rivelazioni, delle pillole di saggezza se vogliamo...la bella addormentata pur essendo stato approfondito con delle soluzioni simpatiche non mi ha trasmesso nessun altro messaggio, se non che il bianco difficilmente è un colore che tollero, in scena ancora meno. Certo, uno spettacolo per bambini e ragazzi, ma ho visto spettacoli per bimbi che sapevano raccontare tematiche molto difficili e mi chiedo se alla soglia del 2020 abbia ancora senso e sia utile voler raccontare una fiaba che non racconta nulla.
Un pò vuota, ecco.

Poi, questo è il mio personale parere, ma se me lo tenevo dentro, tra le varie cose che ci sono, rischiavo di esplodere, è stato un sollievo togliermi questo sassolino!

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