La poetica visiva di Carolyn Carlson

-->

Le tre “piccole” storie di Carolyn Carlson sono state, come ama lei stessa definire la sua danza, una poesia visiva uguale a poche cose viste.
Tre pezzi, tre creazioni, della durata di circa mezzora ciascuno, sembrano voler raccontare tre età e tre momenti della vita: 
la terra, le radici con l'elemento del legno, la fase della costruzione; 
l'acqua come creatività, il lasciarsi plasmare e adattarsi a tutte le impervie della vita; 
il cerchio come il fuoco, cosi forte e intenso, che rappresenta lo stesso ciclo della vita, ora lento e silenzioso, ora forte ed esplosivo per poi ritornare al punto di partenza.

ALL THAT FALLS


E’ il primo tassello, la costruzione.
In scena il duo Celine Maufroid e Juha Marsalo raccontano com'è difficile e armonioso allo stesso tempo il mettere radici, l'edificare. Non a caso l’elemento predominante è il legno, legno come vita, resistenza, fondamenta. Una coppia dunque che costruisce la propria relazione, si prende cura l’una dell’altra, ci sono i momenti difficili, di sconforto, di fuga, ma poi imparano a camminare insieme a farsi strada nell’oscurità grazie all’aiuto reciproco.Accompagnati da una musica di matrice classica, i due ballerini rappresentano la "danza" della vita di coppia, lo fanno in modo ora intenso ora lento, calibrando ogni minima azione, ogni più piccolo sostentamento.


IMMERSION racconta un tema molto caro alla coreografa: l’acqua.
Lei, la Madre della danza contemporanea, si muove elegante con i suoi 72 anni come se l’età non esistesse, in un corpo che racconta senza paure tutta la forza e la sinuositàdi questo elemento.
Cosi prende vita un assolo intenso fatto di gestualità pura – rapiscono lo sguardo le movenze delle mani cosi armoniose e veloci – immersa in tutti i suoni possibili di questo elemento primordiale e importante - campane tibetane, le onde, la pioggia -  la coreografa s’immerge nella fluidità, nell’intensa presenza dalle profondità insondabili dell’acqua in una danza mossa dalla forza vitale dell’elemento naturale, in ascolto, in simbiosi. Vestita di nero con i capelli sciolti, ogni passo ogni sguardo cerco di memorizzarlo, consapevole che sto osservando “la storia” della danza e quasi al solo pensiero mi viene una fitta allo stomaco, cosi vicina eppure cosi lontana l’ammiro per tutto quello che sta raccontando ora in scena.


MANDALA


L'ipnotico Mandala, chiude il “cerchio” di questo trittico. Una bravissima Sara Orselli da vita alla terza coregografia in cui Carolyn Carlson s’ispira all’energia del cerchio: l’ensō, simbolo sacro nel buddismo Zen che simboleggia l'illuminazione, la forza, l'universo. Accompagnata dalla musica intensa e fortissima di Michael Gordon la danzatrice ondeggia, volteggia come un cuore che batte, che pulsa vita nel corpo, una coreografia che fa sussultare dalla poltroncina che non fa staccare gli occhi di dosso dal palco e che ti conquista.

Un Teatro Remondini che apre la stagione di OperaEstateFestival col "botto". 
Una platea piena di persone di ogni fascia d'età in un venerdì 17 di luglio particolarmente caldo.
E' stato bello.
E' stato intenso.

E' stata una bellissima emozione e ancora una volta mi trovo a non avere molte parole per descrivere le sensazioni suscitate nel vedere un corpo che parla in un linguaggio che può avere risvolti diversi per ogni persona che osserva. Cosi, un pò ti affidi. Ti affidi a quello che senti, a quello che vuoi vedere, a quello che ti piace immaginare mentre osservi. Questa poesia visiva è stata unica, come tutte le volte che entro in teatro e mi sento sempre cosi, come un bambino al luna park, un pò agitato, felice e incredulo.

Commenti

Post più popolari