Danzare a B.Motion

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“Sfortunatamente oggi, nelle arti visive, il concetto sostituisce il valore delle qualità di esecuzione e di sviluppo ottenute a caro prezzo. Le idee vengono sviluppate come tali, in quanto postulati teorici che conducono a discussioni e ad altri postulati teorici“[Peter Brook]

Può il concetto sostituire la concretizzazione dell’idea?

Me lo sono chiesta all’interno del B.Motion Danza a Bassano del Grappa in occasione della prima giornata di spettacoli tutti dedicati alla danza,appunto.
E una parola che possa racchiudere quello che ho visto potrebbe essere: SPERIMENTAZIONI.
Il volere uscire dalla “banalità” del concetto danzato, per impiegare il corpo in modo differente, solo il corpo, in relazione con tutto ciò che lo circonda.
Il tema di quest’anno, del festival, è la relazione del corpo con lo spazio sia fisico che concettuale, ed è proprio il concettuale che alle volte è di difficile comprensione.
Come potrebbe reagire un pubblico di “non addetti” ai lavori nella visione di spettacoli per quanto interessanti di non facile comprensione?
Ecco credo che bisogni affrontare il palco con una grande apertura mentale, bandite le aspettative o le attese. Armatevi di occhi “puri” che vedono per la prima volta, andate con spirito di divertimento, con cuore aperto e senza giudizio. Eliminate la frase “beh, questo ero in grado di farlo pure io” perché allora potreste esserci voi su quel palco.
Quindi, si, toglietevi tutti questi pensieri, che se si va a vedere spettacoli di danza non per questo è sensato vedere le pirouette o un paso doble ecc. questa, beh questa è roba "vecchia", per chi con la danza oggi ci vive ma soprattutto indaga e sperimenta.
Detto questo, ecco, con occhi assolutamente non critici cosa ho visto.

ArMare un Uomo di Dario Tortorelli porta in scena 10 protagonisti e molteplici occhiali da vista.
Dieci protagonisti particolari, di diverse età, dieci protagonisti colpiti dal Parkinson.
La sfida? Camminare, nello spazio e indossare moltissimi occhiali da sole senza farli cadere.
Sembra facile?
No, soprattutto per chi è colpito da questa malattia degenerativa. La forza del gruppo, la coordinazione dei passi e dei movimenti rende questa performance efficace in quello che ha voluto raccontare e trasmettere.
La bellezza di un corpo che nonostante i limiti è in grado di esprimersi e di agire.
La bellezza e la conquista dei più piccoli movimenti, del controllo dell’azione, anche se cosi piccola, risulta un successo da applaudire per il coraggio di mettersi in gioco, di lavorare con tenacia senza la vergogna ma l’accettazione del proprio bellissimo corpo.
Al di la dello specifico valore artistico, il lavoro di Dario Tortorelli sta ottenendo sorprendenti risultati per il benessere delle persona con Parkison.

Douglas di RobbieSynge è un lavoro che si interroga sul continuo rapporto del corpo con gli oggetti che lo circondano, cercando ad ogni costo un’iterazione in continuo contrasto tra gioco/forza, equilibrio, similitudini.
Si può danzare con tre sedie e un tappeto? Robbie Synge ci prova o per lo meno attesta la fattibilità.
Estrapolate del loro contesto usuale, l’interprete si mette in relazione con degli oggetti dalle indubbie stabilità.
Tentativi di equilibrio, contrappeso, simulazione della forma, in una continua ed estenuante ricerca della posizione perfetta, dell’equilibrio impossibile. Un gioco di relazioni, spesso assurde a cui il protagonista è incapace di arrendersi, di rinunciarvi. Un lavoro che pone sotto l’obiettivo la forza maschile, l’agilità e la relazione con l’esterno in un tentativo di inglobare cose che tra di loro non si relazionerebbero.
Ironico, divertente, senza dubbio originale il lavoro di Robbie Synge che utilizza il corpo e tutte le sue possibili variabili in un susseguirsi incessante di ipotesi e tentativi con gli oggetti di arredamento che diventano strumenti funzionali all’azione coreografica o che talvolta diventano una vera e propria estensione del corpo.

Data di e con Manuel Roque che danza sulle note del Requiem di Faurè indagando sulle dinamiche fisiche costruendo una partitura sottile, precisa e attentissima col corpo. Un ora di pura fisicità dove ogni più piccolo muscolo viene attivato, relazionato e frammentato. Una danza che non richiama la fluidità del movimento ma lo studio preciso e attento di ogni azione, che da vita a forme complesse e metaforiche che spiazzano e conquistano per la coerenza di una drammaturgia fisica tanto ricercata quanto efficace. Un lavoro senza dubbio insolito e potente per la forza interpretativa di Manuel Roque che ipnotizza lo spettatore in tutti i cambi forma in relazione con una musica non certo di facile e immediata fruizione.

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