Le donne belle del Teatro: Silvia Gribaudi
Per le donne belle del teatro oggi facciamo un tuffo nel teatro contemporaneo attraverso il lavoro e la personalità di Silvia Gribaudi - danzatrice e
coreografa o come meglio ama definirsi lei "autrice del
corpo", tra le più apprezzate non solo in Italia ma moltissimo anche
all’estero - che ci porta nella dimensione della fisicità e gestualità del
corpo. Sta lavorando molto in Italia, dunque segnatevi questo nome e gli
spettacoli che vi cito perché ci sarà occasione di vederli ancora in scena in
questi mesi caldi.
Silvia Gribaudi, la poetica e le opere
Silvia è un personaggio curioso e particolare, fuori
dagli schemi e dai cliché ordinari.
Di lei mi sono sempre piaciuti l’ironia dirompente, la mimica e la sensibilità
straordinaria nel raccontare attraverso il corpo con un linguaggio tutto suo,
ricco di sfumature. Nata a Torino, il suo lavoro coreografico attraversa la
performing art, la danza e il teatro, mettendo al centro della ricerca il corpo e la relazione col pubblico.
La sua poetica si avvale di una ricerca costante di confronto e inclusione con
il tessuto sociale e culturale in cui le performance si sviluppano, diventando
linguaggio artistico tra danza e la comicità cruda ed empatica.
Tanti sono i suoi lavori. Sicuramente da ricordare
perché rimane un evergreen del suo
repertorio, lo spettacolo che debutta nel 2009: A corpo Libero. Con questo
lavoro vince il premio pubblico e giuria per la Giovane Danza d’Autore,
e viene anche selezionato in: Aerowaves
Dance Across Europe, alla Biennale di Venezia, al Dublin Dance Festival, Edinburgh Fringe
Festival, Dance Victoria Canada e al Festival Do Disturb a Palais De
Tokyo di Parigi e a Santarcangelo Festival.
Unica protagonista della scena, in questo monologo
corporeo, insieme a un vestito colorato, Silvia si muove in uno spazio
temporale a se stante giocando con le dimensioni della scena e della sua
fisicità, all’inizio impacciata e timida e man mano in un crescendo di fluidità
e armonia, uniche nel loro genere.
La sua ricerca, dal 2013 al 2015 si concentra sul
corpo e la nudità e comincia creando performance quali: The film contains nudity ( progetto Performing Gender) e What age are you acting? – Le età relative (progetto
Act your age)
Nel 2017 è selezionata in Italia tra i coreografi del Network ResiDance Anticorpi XL 2017.
Nel 2017 è selezionata in Italia tra i coreografi del Network ResiDance Anticorpi XL 2017.
Nel 2016 e 2017 è regista e coreografa di tre diverse
performance, in particolare di R.OSA_10 esercizi
per nuovi virtuosismi. È proprio con questo spettacolo che ho
potuto conoscere anche l’altra faccia di Silvia, quella della
regista/coreografa i cui sapienti occhi hanno saputo guidare il corpo sincero
di Claudia Marsicano in una
performance in cui il ruolo e il rapporto col corpo è al centro di questa
ricerca, uno spettacolo in cui la performer è “one woman show” in un excursus
di 10 esercizi per nuovi virtuosismi. Claudia non si risparmia, si dona
generosamente al pubblico, fiduciosa.
R.OSA porta lo
spettatore a chiedersi a come guarda e a cosa si aspetta dagli altri sulla base
dei suoi giudizi. Superare continuamente il proprio limite, andando oltre i
pregiudizi, le considerazioni che abbiamo di noi stessi attraverso lo sguardo
degli altri. Un'opera dirompente, fresca, liberatoria, ironica e importante
sull’accettazione e lo sviluppo della consapevolezza. Ciò che avviene in scena
meglio racconta della profonda armonia del corpo attraverso il movimento della
performer.
Dopo questo lavoro che l'ha vista girare l'Europa Silvia è tornata in scena con un nuovo progetto che ha debuttato recentemente al festival Santarcangelo dei Teatri. La sua nuova performance si chiama Graces, in cui si sovvertono le convenzioni legate all’immagine del corpo e ai ruoli di genere, per dare vita a uno spettacolo divertente e gioioso.
L’opera si ispira alla mitologia delle tre grazie: Euphosyne, Aglaea e Thalia, che irradiano splendore, gioia e prosperità. Tre danzatori uomini salgono sul palco insieme alla coreografa, in una dimensione spazio/temporale sospesa tra l’umano e l’astratto: uno spazio in cui uomo e donna s’incontrano, al di fuori dei ruoli, danzando un ritmo comune. Strizzando l’occhio alla tradizione classica, Gribaudi sfoggia impeccabili movenze tipiche del balletto con l’approccio ironico che la contraddistingue. Graces brilla di virtuosismo e umorismo e in ogni momento, sul palcoscenico, accade qualcosa di assolutamente inaspettato.
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