Un tuffo nel blue - Biennale Teatro


"Cosa ci accadrà? Come vediamo il futuro? Cosa vogliamo e in che cosa ci stiamo trasformando?"

Un tuffo nel Blue della Biennale Teatro guidata dai Ricci/Forte, ci porta ad immergerci in domande e riflessioni che conducono a scandagliare il nostro vissuto più profondo, rispetto anche alle situazioni che siamo stati costretti ad affrontare, e che ancora affrontiamo, in questo difficile periodo pandemico.

Non è un caso, forse, che gli interrogativi che mettono di fronte gli spettacoli e gli interventi, siano relativi al senso della nostra vita, al concetto della morte, alla potenza del rito, a quale futuro andiamo incontro e riusciamo a immaginare. 


Illuminante e ispiratrice, la tavola rotonda sul Teatro e la Psicoterapia tenutasi alla Sala delle Colonne mercoledì 7 luglio, un prezioso momento di condivisione e confronto sul potere del teatro, come mezzo di ricerca, e sopratutto di cura.  Ha visto brevi momenti di riflessione tra diversi relatori tra cui Chiara Guidi, Lenz rifrazioni, Danio Manfredini, Vittorio Lingiaron psichiatra, Galatea Ranzi, Claudio Longhi, ognuno attraverso la sua esperienza ha portato un messaggio molto importante. Il teatro come luogo di indagine, ha a che fare col presente, come elemento di pratica quotidiana diventando un approccio anche antropologico, dove il corpo è al centro della scena, e dunque diventa urgente la relazione che si ha con l'esterno e con ciò che ci circonda; il teatro come rito, come atto di conoscenza, il quale nella sua ripetitività diventa anche "scomodo" perchè il rito ripete, sta sempre sulle stesse cose, ha sempre la stessa domanda. Il rito, il teatro, ci dice di FARE. E spesso da questo rito siamo molte volte scollati, lo diciamo ma non lo attuiamo.

Questa tavola rotonda ha introdotto gli spettacoli della giornata che si sono susseguiti.

LENZ con ALTRO STATO portato in scena alle 18 alle Tese dei Soppalchi immerge lo spettatore in un surreale mondo di ombre, in cui quello che appare non è quello che sembra. Un telo da cui dietro si vede l'ombra di una impalcatura e la sagoma dell'attrice - Barbara Voghera - che tiene le fila della storia,  indossando i panni duplici di principe e servo Sigismondo/Clarino. 

credits Andrea Avezzù

Il tutto ponendo la storia in continuo bilico tra realtà e finzione, tra il vero e il sogno, tra passato e realtà. Principe e servono sembrano inseguirsi alla ricerca di una possibile e unica identità, lo spettatore viene inghiottito da questa girandola di interconnessione dei personaggi alle volte portandolo alla confusione, forse voluta, nel continuo ripetere e ricercare "chi sono io?', "cos'è la vita?" Forse un sogno e come tale ricco di suggestioni apparentemente senza una relazione ma che portano a far emergere qualcosa di profondo.

credits Andrea Avezzù

Segue alle 21 IN EXITU di Roberto Latini.

credits Andrea Avezzù

Un opera intensa e complessa quella di Latini che scaraventa lo spettatore nel linguaggio straniero del testo, un testo drogato, un insieme di parole che sfidano la sintassi e il pensiero razionale, includendo una disattivazione fonetica importante. La scena è occupata da uno sfondo di tende bianche svolazzanti, per terra un pavimento di materassi, su cui l'attore cammina, l'asta del microfono diventa un bastone su cui Latini si appoggia, in una camminata che diventa sempre più instabile e faticosa. 

credits Andrea Avezzù

Il vortice di disperazione a cui è chiamato a far da testimone lo spettatore è molto forte, si rimane disorientati di fronte ad un lessico molto difficile e poco chiaro; proprio per questo motivo, per questa difficoltà linguistica, quello che rimane da fare, al pubblico, è lasciarsi trasportare dal vortice di parole disarticolate, tradotte dal corpo sofferente portato in scena magistralmente da Latini.


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