The Emerald| Un verde che immerge in scenari utopici

La Biennale Teatro 2023  The Emerlad e'una finestra che si apre su magie, utopie e condizioni dove esercitare la costante meraviglia di osservare le cose come se le vedessimo per la prima volta. Un innesco di spettacoli e performance che portano lo spettatore nei meandri dell'inconscio, della simbologia e delle visioni private, dismesse dal loro esserlo, per diventare di tutti, un potere collettivo che innesca nuovi ragionamenti, stimola domande e abbatte i confini dell'ordinario.

La mia giornata in biennale e' stata fugace ma intensa, sono approdata in in isola Giovedì 29 giugno per gli spettacoli di Carolina Balucani  con "Addormentate" e Romeo Castellucci con "domani".

Lo spettacolo della Balucani e'una lettura scenica, svoltasi in Sala delle Armi E, in Arsenale, con la regia di Fabrizio Arcuri e con gli interpreti: Vincenzo Crea, Gabriel Montesei, Andrea Palma, Dajana Roncione e Maria RoveranAttrice e autrice, Carolina Balucani ha scritto e interpretato Thyssen (2015), per la regia di Marco Plini; un altro suo testo, La Regina Coeli, è stato pubblicato dalla casa editrice Editoria e Spettacolo vincendo la dodicesima edizione del Premio alle arti sceniche Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti” 2017. 

Courtesy La Biennale di Venezia, ph. Andrea Avezzù.

Nella lettura scenica Addormentate l'autrice sembra voler sondare quello stato umano invalicabile, ossia l'inconscio durante il sogno, una parte della vita di ciascun essere umano molto privato ma allo stesso tempo una zona ricca di letture simboliche, di desideri e paure che prendono forma e di situazioni irrisolte che diventano momenti possibili di rivendicazioni. Una voce narrante introduce i vari capitoli che ci portano dentro il sogno di queste quattro addormentate, che dopo una festa nel bosco, ognuna cade in un sonno profondo, dopo essersi ferita con qualcosa che non doveva toccare, trovandosi assieme a condividere il sogno, i rapporti irrisolti, le fragilità'e le paure dell'altro.  Infatti, ogni ferita delle addormentate riguarda un momento personale e problematico che si rivela progressivamente una questione collettiva, finche' tutti iniziano a soffrire anche per le ferite degli altri. L'iconografia della bella addormentata nel bosco rimanda alla simbologia dell'isolamento, della solitudine, della separazione dagli altri, al volerci ben vestite ma allo stesso tempo fragili e impotenti di fronte a una realtà che si compie indipendentemente dalla nostra volontà.

Dall'Arsenale ci spostiamo alla Misericordia per domani di Castellucci, la sala situata nel sestiere di Cannaregio, alla fine dell’omonima fondamenta,  domina il lato nord di VeneziaUn edificio unico nel suo genere, inserito in una zona ricca di fascino dove la grande architettura veneziana scivola nell’acqua della laguna. 

Courtesy La Biennale di Venezia, ph. Andrea Avezzù.

La sala maestosa ci accoglie nel silenzio, alte pareti affrescate, pavimento nero, una donna alta e imponente in fondo alla sala ci aspetta con un alto ramo (quasi un albero) poggiante all'interno di una scarpa da ginnastica. La performer ha lunghi capelli neri, una faccia che sembra di cera, inizialmente non capisco, poi vedo che indossa una maschera, completamente chiusa, dunque in quel momento non ha aperture verso l'esterno, e' completamente oscurata. Inizia ad avanzare, insicura, palpeggiando lo spazio attorno a lei, noi la seguiamo con lo sguardo e col corpo, muovendoci attorno e con lei come se fossimo uno sciame di api che accerchia all'ape regina. Curiosa, attratta e allo stesso tempo un misto di inquietudine si affaccia in questa osservazione, dove diventa importante ogni minimo dettaglio corporeo. Lasciando il bastone per terra la performer, Ana Lucia Barbosa, inizia a camminare all'indietro, tra ansimi e paura, arrivando  a ridosso di una parete dove, una volta al sicuro, toglie la maschera, rivelando occhi completamente bianchi, da cieca. Il suo avanzare nello spazio continua incerto, tra le lacrime, e'palpabile la sua disperazione. Riprende in mano il bastone e ritorna a camminare con piu' sicurezza nello spazio, ora andando addosso - con la scarpa che fa da radice dell'albero - alle pareti, come se volesse aprirsi un varco, un uscita, fragorosi i suoni emergono (ideati dal compositore Scott Gibbson)  ogni volta che viene colpito il muro, e'un suono potente, forte, che entra nel corpo tanto da  venirne sommerso. 

Con domani assistiamo, forse, all'avanzare incerto del tempo che non progredisce mai linerare ma costruisce delle curve, delle spirali, delle sospensioni gravitazionali. Il futuro che non costituisce certezza, che spesso viviamo con angoscia, preoccupazione, come qualcosa che sfugge al nostro controllo e per questo ci vede impotenti. L'immagine che ci viene restituita e' quella di una situazione non collocabile in uno spazio e un tempo definito, ma che avvertiamo chiaramente avere a che fare con la dimensione vitale dell'essere umano, in una ciclicità' che si ripete inesorabile, che cerca vie d'uscita, soluzioni, e che inesorabilmente si ritrova  a retrocedere per poi ricominciare. Tutto daccapo, ogni volta.


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