Il mio personale LCFestival-14


Tuffarsi dentro lo spettacolo.
Diventare parte integrante di un progetto.
Il festival Luoghi Comuni  organizzato da Etre in collaborazione con Teatro Magro, quest'anno ha avuto sede a Mantova dal 14 al 16 marzo, ed è stato un tripudio di piccoli e intensi spettacoli sparsi per la città: il convegno PLAY WITHE ME che ha aperto le porte ai 3 giorni è stato seguito dai lavori di Ilinx con Ilinx Machine, ScarlattineTeatro con Hamlet Private, Teatro Magro con Privato, Qui e Ora con Saga Salsa, Residenza Ititinere con Brainstorm!but never mind..., Teatro delle Moire con Elvis' Stardust, Residenza Idra con Molti, Animanera con Bed Inside, Nudoecrudo Teatro con Vox Pop, delleAli con Pinocchio REadyMADE, e poi ancora incontri, visite guidate a Palazzo Te, Party, Laboratori.
Armati di mappa, programma, pass e borsa con tutti i materiali, lo spettatore curioso si addentra totalmente nel clima giocoso del festival, girovagando, incontrando, attendendo, mangiando, ridendo, osservando, partecipando. 
Si, partecipando, diventando parte attiva di una azione, grande o piccola che possa essere ma che rende lo spettatore, il pubblico, partecipe, attivo, presente!
In una frase questo festival è stato PLAY With Us! 
Ho avuto modo di vedermi un bel pò di lavori, non tutti quelli in programma ahimè, e qui sotto cercherò di riportarvi un resoconto non troppo dispersivo di quella che è stata la mia personale esperienza, visto che il focus di questo festival era il pubblico e le sue relative emozioni, stati d'animo e pareri.

#Day 1
ILINX MACHINE - A.T.A Azienda Traghettatori Anime di ILINX. Sono le 19. Attendiamo - siamo in quattro - l'arrivo della macchina che ci preleverà. Siamo alla fermata dell'A.T.A (vedi sopra),incuriositi e divertiti, non sappiamo nulla e questa cosa un pò ci "agita". Arrivano. Sono in 3, due uomini e una donna. Veniamo prelevati, ci vengono richiesti i documenti e ne rimaniamo sprovvisti per tutta la durata dello spettacolo, ci sediamo nel furgoncino, allacciamo le cinture e partiamo. Scopriamo cosi che siamo morti, scopriamo che quello che credevamo di noi in realtà non è la verità, scopriamo i nostri veri nomi, la nostra vera età, il nostro peso. S'interagisce, si parla, si urla insieme agli attori, si ride. Nel vagare tra le vie della città ad un certo punto ci fermiamo in una zona isolata, buia, dietro ai binari quasi dismessi della stazione ferroviaria. C'è in atto una diatriba tra i tre traghettatori, uno scappa, noi rimaniamo per qualche secondo da soli all'interno della macchina e la situazione spazia davvero tra il reale e il surreale. Il fatto di non avere un documento d'identità con me mi ha reso "vulnerabile". Il fatto di identificarsi con qualcosa o qualcuno alle volte limita. Chi siamo davvero? Cosa vogliamo? E se, ad un tratto, ci svegliassimo e fossimo morti? Avete fatto tutto quello che volevate fare? Avete vissuto e amato come avete voluto o vi siete limitati? Sembra pazzesco ma un viaggio in macchina può gettare ombra o accendere la luce.
La cosa divertente di questo lavoro è che nel mezzo del traffico automobilistico, noi stavamo vivendo una cosa davvero unica, eravamo in scena in mezzo alla città senza che le persone che incrociavamo nel traffico lo sospettassero.
Da provare!

Ore 20.10 entro dal retro del Teatro Sociale, primo luogo d'accesso è il retro del palco, grande, spoglio, buio. La platea è vuota illuminata senza pretese. Il silenzio si percepisce come un elemento fondamentale per entrare nel "Privato" di un camerino, nel privato dell'attore. Sono le 20, il "capitolo" della spogliazione, ho dieci minuti di tempo, quando varco la soglia della stanza l'attore è li davanti allo specchio, si guarda, si osserva. La porta dietro di me si chiude, nessuna parola. Mi ritrovo intrusa, rimango vicino allo stipite, non so come mettermi, non so dove stare, non so cosa guardare. Mi sento un elemento di disturbo, mi sento in più, mi sembra di privare un momento personale. Cerco invano un contatto visivo con l'attore (un bravissimo Alessandro Pezzali), forse per non sentirmi invisibile, ma non lo trovo. Azioni piccole, gesti intimi, frasi sussurrate, sogni ricomposti quell'attimo prima di entrare in scena, quel momento cosi personale ed intimo che ogni attore vive da solo per trovare la propria calma, per trovare il proprio equilibrio.
Un privato, una prima della prima.
Unico.

BRAINSTORM!but never mind...di e con Lorenzo Baronchielli/Residenza Initinere
Ore 22, da "individuali" ci riuniamo al cinema Carbone per diventare "collettivi" - devo ammetterlo, è tranquillizzante, spesso la forza del gruppo aiuta - cosa troviamo in scena? La mente. Sappiamo utilizzare al 100% tutte le potenzialità del nostro cervello? Quanto lasciamo inerte? Sappiamo usarlo nelle sue molteplici funzioni?
Grazie al più famoso e potente Mentalist Erk Sigma (un divertente e ironico Lorenzo Baronchielli) ci addentriamo nell'universo spesso sconosciuto della mente, del cervello, che ci potrebbe permettere di fare tantissime cose ma che spesso utilizziamo al minimo della sua potenzialità.
Si ride e si scherza sull'intelligenza del pubblico, il the mentalist mette alla prova il nostro q.i attraverso piccoli esperimenti, giochi di probabilità, grazie anche all'aiuto della mente collettiva.
Uno spettacolo dove il pubblico è portato ad interagire ma in una modalità molto giocosa, tra realtà e finzione, in un vortice di risate, presunte magie mentali ma qualcosa va storto e nella fatidica ora X, l'ora in cui dovrebbe venire svelato ciò che si cela dentro al nostra mente, succede un inghippo, simile ad una tempesta che riporta Erk Sigma ad una natura più simile a quella di una scimmia che a quella di un potente mentalist. La natura umana è forse più semplice di quanto possiamo cercare? A voi la risposta.
Divertente e acuto.


#Day 2
Ore 10. Caffè Noir. E' una mattina soleggiata a Mantova. Bevo un caffè e attendo HAMLET PRIVATE di ScarlattineTeatro. C'è un tavolino in fondo alla sala, mi dirigo verso Giulietta, l'attrice. Uno spettacolo solo per me, divento parte attiva del gioco. Le domande di Amleto diventano le mie domande, un Amleto che diventa confidenziale, lascia il contesto teatrale per accogliere il singolo spettatore al tavolino di un bar. Di fronte a me un mazzo di carte (il sistema Talmeh), inizialmente sono guidata solo dalla sensazione, prendo confidenza con le immagini a seconda di ciò che mi trasmettono, di ciò che mi evocano. Poi le carte si rivelano - a fronte di una domanda ben precisa - mi svelano il presente, il passato, il futuro, la forza innata, la chiave che mi permette di risolvere il rebus. Hamlet Private è un occasione unica di per essere sinceri con se stessi attraverso l'immaginario di Amleto. Il dubbio diventa uno stato che ti permette di attendere, di decidere e di trovare la propria strada. 
Non c'è un giusto o un sbagliato, ma la possibilità di essere sinceri con se stessi.
Introspettivo e intimo. 

Ore 18. Attendo, davanti alla vetrina di un negozio, ELVIS' STARDUST del Teatro delle Moire.
Una breve performance, quasi dal sapore malinconico, un Elvis lento, fuori forma, avvolto nella sua tuta bianca, arriva lentamente camminando. Gli occhialoni scuri gli coprono il volto, una figura fuori tempo e fuori dal suo contesto in un negozio di arredo accoglie i riti del perfomer, movimenti lenti, passando dal divano, alla cucina alla camera da letto. Lo strimpellare di una chitarra sulle note delle canzoni più famosi del Re e il ritiro dalla scena, altrettanto dolce, addentrandosi per poi scomparire all'interno del negozio. Poetico, nostalgico, è una performance che rapisce lo spettatore, un pò in prestito lungo il marciapide, costretto ad occupare una "finta platea", lungo la strada, per osservare ogni singolo movimento dell'attrice in scena. A tratti commovente. Per una vetrina dinamica e viva.

Sono le 19.30 allo spazio Sant'Orsola mi preparo a vedere MOLTI di Residenza Idra/Teatro Inverso. Entriamo e l'atmosfera è seria, i due attori attendono il pubblico che prende posto, inizia lo spettacolo, sussuri al microfono, passi di danza, lenta spogliazione. Una lavatrice. Poi di colpo lo spettacolo si stoppa, uno dei due attori non ce la fa a spogliarsi, proprio non riesce, inizia in una incalzante presa in giro degli stereotipi comuni che incontriamo ormai a teatro, si urla un basta sincero a tutti gli spettacoli troppo costruiti, troppo amplificati, troppo incappucciati, troppo nudi, troppo di troppo. Basta! Si ride, molto! Ci si domanda: che spettacolo si può mettere in scena oggi? Cosa vuole vedere il pubblico? Di cosa si può parlare? Dio sembra essere un buon compromesso, esiste? non esiste? Quanti ci credono? 
La sfida? Entrare nella lavatrice per scoprire se Dio esiste davvero, se hai fede lo puoi fare e se non ce l'hai?...buio.
Il pubblico viene attivamente coinvolto in questa spirale di domande, di interazione, i due attori sono molto bravi e rappresentano, con la giusta ironia, le difficoltà di portare in scena qualcosa di diverso, la difficoltà scomoda di parlare di Dio, della fede, un argomento sempre molto combattuto e difficile. 
Perché quando si parla di qualcosa che concretamente "non vediamo" è sempre difficile confrontarsi e le ragioni dell'uno  non sono quelle dell'altro. Punti di vista diversi che convergono in un unico palcoscenico con la forza dello spettatore attivo e partecipe, che prende la sua parte, che rimane nel mezzo, che dubita, che crede.

Commenti

Post più popolari