Essere Pinocchio - Babilonia Teatri e Gli Amici di Luca
Pinocchio è un pezzo di legno
Pinocchio è la nostra vita
Pinocchio è l’incidente
Pinocchio è una bella storia
Pinocchio è un amico
Pinocchio
è Pinocchio
La finzione non è di casa, qui, nel
Pinocchio dei Babilonia Teatri. Enrico Castellani e Valeria Raimondi si “ritirano”
dietro il banco regia per lasciare il palco a Luca Scotton, nelle vesti del
pinocchio macchinista, e ai tre attori della compagnia Gli amici di Luca. Tre
attori decisamente particolari, che portano in scena la loro vita, una vita che
è cambiata completamente dopo l’esperienza del coma. E lo fanno nella linea
sottile divisa tra ironia e drammaticità. Si sorride, si ride e ci si commuove.
Chi è Pinocchio?
Qual è il paese dei Balocchi?
Esiste la fata turchina?
Tre corpi nudi, vestiti solo con
calzoncini corti, entrano in scena con tutta la loro fragilità e
difficoltà. Tre corpi “offesi”, traballanti, instabili ma fortemente presenti,
che si raccontano già così, solo vedendoli, che ci parlano di una realtà che
non s’incontra tutti i giorni.
Paolo Facchini, Luigi Ferrarini,
Riccardo Sielli non narrano fiabe ma rispondono alle domande incalzanti della
voce fuori campo di Enrico Castellani: nome, cognome, età, altezza, incidente.
Vengono interrogati sulla loro vita, di come è cambiata dopo quella notte, ci
parlano di nebbia, di muretti comparsi all’improvviso, di famiglie di platani,
di moto rovesciate.
In un attimo e la vita cambia
completamente. In un attimo e il corpo non è più quello di un tempo. In un
attimo e tutto ricomincia da capo, come una seconda rinascita, come a dover rimparare
a parlare, camminare, rimanere in equilibrio. In un attimo ci si ritrova in una
vita che si deve ricostruire, pezzo per pezzo. E con pazienza bisogna adattarsi
a questa nuova esistenza.
Scatta la musica.
Patience dei Guns’n roses scandisce una delle scene più belle, dove i tre immaginano orizzonti ancora da scoprire, alla ricerca della propria fata, della propria libertà, in sella ad una moto, cantando le parole:
Patience dei Guns’n roses scandisce una delle scene più belle, dove i tre immaginano orizzonti ancora da scoprire, alla ricerca della propria fata, della propria libertà, in sella ad una moto, cantando le parole:
“...un
po' di pazienza,
abbiamo bisogno solo di un po' di pazienza,tutto quello che
chiedo è un po' di pazienza,
solo un po' di pazienza
è tutto quello che ti
serve”
Ieri è il loro oggi.
E’ proprio la parola IERI che
introduce un aspetto decisamente più intenso nello spettacolo, il rimpianto, la
memoria di qualcosa che è stato e che non c’è più, e la difficoltà di
ricominciare a vivere in dei panni che si fatica ad accettare e in una società
che marginalizza tutto ciò che non è “normale”.
Nelle note di Yesterday il testo non è più affidato alla voce ma a dei cartelli
che corrono in soccorso forse alle parole che non riuscirebbe a farsi sentire.
“Sono il fantasma di quello che
ero”/ “L’amore era un gioco facile ieri”/”Ora vorrei che fosse ieri”.
Piccole
pillole dell’infanzia entrano in scena con oggetti, giochi che rappresentano,
se vogliamo, quello che erano e ciò che hanno lasciato e lentamente Pinocchio
smette di essere un burattino e inizia a vivere davvero.
Buio in
sala.
Pinocchio è
uno spettacolo che crea un enorme empatia col pubblico, è un lavoro che lascia
da parte la tecnica attoriale e un copione preciso ed indaga sul vissuto dei
protagonisti lasciandoli in scena in tutta la loro verità.
E’ un
lavoro che offre al pubblico la possibilità di conoscere l’avventura
incredibile di queste tre persone che hanno lottato con forza e tenacia per
riappropriarsi del loro corpo e che sono stati in grado di rinascere sotto una
nuova luce.
Da vedere!
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