Senza Niente 4 - Teatro Magro riconferma la forza della parola
Buio.
E’ la voce che entra in scena, prima di ogni altra cosa, stabilendo un contatto sonoro, prima che visivo, che incuriosisce e affina l'attenzione dello spettatore.
Flavio Cortellazzi chiude il ciclo del progetto del TeatroMagro – Senza Niente - portando in scena l’atto conclusivo, Il Regista, al Cinema Teatro Mignon di Mantova.
Flavio Cortellazzi chiude il ciclo del progetto del TeatroMagro – Senza Niente - portando in scena l’atto conclusivo, Il Regista, al Cinema Teatro Mignon di Mantova.
“Il regista sogna di giorno.
Produce e seleziona le idee.
La sera il regista è sul palco.
Il pubblico guarda il regista in scena,
oppure il regista guarda il pubblico in scena? Il regista ha presente tutto,
presta attenzione a ciascuno. Quando la creatività è per ultima, allora
significa che siamo rimasti proprio senza niente. Il regista è rimasto senza
niente senza copione senza attori senza pubblico purtroppo l'ultimo monologo
perché il tramonto è arrivato”
Voglio
raccontare questo ultimo capitolo per riuscire a ricordare a distanza di tempo e per ritrovare quegli
spunti, quelle riflessioni, quei sorrisi e quei pensieri che ho fatto mentre
guardavo questo lavoro.
Perché, è
vero, il pubblico, spesso guarda gli spettacoli ma raramente ricorda
particolari, determinati passaggi, parole o frasi che l’hanno colpito.
Il non ricordare
diventa un problema, ed è un po’ la sfida di chi fa teatro, di chi mette in
scena qualcosa di suo, o addirittura se stesso, per comunicare ad un pubblico
che si può conoscere o meno, che è attento o distratto. Nonostante le poche soddisfazioni,
le magre consolazioni, si continua a lavorare, credendo nella forza che risiede nel teatro, quella della comunicazione, e perché non tutto ancora è perduto.
In linea
con i tre capitoli che lo hanno preceduto, Senza Niente 4, Il Regista - e
attore allo stesso tempo, per questa occasione, Flavio Cortellazzi - si racconta
al pubblico esponendo in modo accattivante, ironico, semplice e diretto la
difficoltà di riuscire a portare in scena le proprie idee, quello
che si vorrebbe realizzare cercando di coordinare i tanti tasselli che
compongono la creazione di uno spettacolo. Come una grande sinfonia.
Si parte
dal testo, dagli autori, poi al lavoro con gli attori, con le parti, con le
diverse interpretazioni.
Non di
meno è il “lavoro” sul pubblico.
Il
pubblico fa parte della catena alimentare del teatro.
E
proprio come una catena, al
primo posto troviamo l’autore
seguito dal regista, seguito dall’attore e chiude il cerchio, appunto, il pubblico.
Il regista
interpreta l’autore.
L’attore
interpreta il regista che interpreta l’autore.
Il
pubblico interpreta l’attore, che interpreta il regista che interpreta
l’autore.
Il
pubblico è l’ultimo anello di questa catena, ed è fondamentale.
Lo
spettacolo approfondisce i vari stereotipi di lavori che incontriamo ai
nostri giorni, dei teatri, dei generi, diventando un excursus del panorama
teatrale ormai “consumato”, dove sopratutto nel teatro di ricerca, si ricerca all’infinito, ma a lungo andare questa ricerca rimane
vuota, non c’è più niente da dire, le parole mancano all’appello, e tanti sono
ormai gli spettacoli che si affidano ad altro per mettere in scena qualcosa che spesso rimane fine a se stesso, spesso rimane senza parole, spesso rimane
vuoto.
Ma,il
teatro, principalmente non è la forza dell’attore e la sua parola?
Tante
domande, tante riflessioni, tanti spunti.
Non c’è la volontà di giudicare, ma c’è una presa di coscienza e, se vogliamo, anche di distanza, di analisi sul fare spettacolo ai giorni nostri.
Non c’è la volontà di giudicare, ma c’è una presa di coscienza e, se vogliamo, anche di distanza, di analisi sul fare spettacolo ai giorni nostri.
Senza
Niente riconferma la forza della parola, la forza attoriale e lo fa nella sua
semplicità, nella sua sincerità, senza fronzoli, senza barocchismi, senza
inutili stratagemmi.
Lo fa senza niente e lo fa con successo.
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