Immersi nella danza contemporanea - parte I - Shatush - Un pomeriggio alla scoperta del movimento
Vi è mai capitato di trovarvi a fare cose che
nemmeno lontanamente vi eravate immaginati di fare?
Vi è mai capitato di lasciare fuori da voi stessi
la vostra titubanza, la vostra difficoltà nel lasciarvi andare, la vostra
rigidità mentale?
Ecco questo mi è successo un sabato pomeriggio, il
20 aprile, al Teatro Villa dei Leoni di Mira, arrivata come semplice
osservatrice del laboratorio di danza contemporanea - SHATUSH - condotto da Giorgia Nardin insieme a Amy Bell e Marco D’Agostin.
La situazione si è improvvisamente ribaltata e
Giorgia mi coinvolge nel laboratorio dicendomi:
“Posso proporti una cosa un po’ diversa? Cosa ne
dici di fare anche tu il laboratorio? Così hai un diverso punto di vista!”
Come tirarsi indietro?! A quelle parole e all'idea di avere una testimonianza diretta, non ho potuto farne a meno,
mi sono tolta le scarpe e sono salita sul palco insieme agli altri ragazzi.
Non nego che sia stata inizialmente un’esperienza
“difficile”, nel senso, oltre al fatto di non essere una danzatrice o performer
o attrice, lasciarsi andare è sempre qualcosa che implica una fiducia in se
stessi e in ciò che ti circonda, farlo con persone che nemmeno conosci aumenta
la difficoltà oppure la può togliere perché eravamo li per fare esattamente
tutti la stessa cosa e alla fine è stato liberatorio.
Ascoltare il proprio corpo e lasciarlo fluire
nelle emozioni, negli stati d’animo, nelle immagini non sempre risulta facile,
anzi, spesso lo irrigidiamo nelle situazioni, nei sentimenti, perché troppe
volte la scelta più semplice, meno invasiva (o almeno lo crediamo) è di non far
trapelare nulla, quindi trattenere diventa una azione quotidiana.
In questo pomeriggio intenso di 5 ore grazie al
percorso graduale che ci hanno proposto in ordine Giorgia, Amy e Marco si è lavorato
sul movimento del corpo ed utilizzando la dinamica derivante dal rilassamento
muscolare, agendo sulla qualità dell’utilizzo dello scheletro come motore per
il movimento abbiamo sperimentato diverse cose attraverso anche
l’improvvisazione. Partendo dall’ascolto del nostro corpo, dal
lasciare andare le tensioni fisiche e in automatico quelle mentali per poi
passare a lavorare su un’immagine e concretizzarla attraverso i nostri
movimenti, prima da soli e poi in coppia, quindi un lavoro che prevedeva
l’ascolto dell’altro attraverso il movimento, e il creare una comunicazione impercettibile data solo dal
tatto…non certo facile. Inizialmente facevo molta fatica a farmi ascoltare, nel
senso il mio movimento veniva in qualche modo “plagiato” dal compagno e quando
le parti s’invertivano avevo difficoltà a dare gli imput, poi la situazione è
migliorata, quando abbiamo amplificato l’ascolto non solo del tatto ma anche
del respiro, e ho trovato una maggiore comunicazione in entrambe le situazioni.
La terza parte è stata intensa, potrei riassumerla
con queste tre parole:
buio, movimento, azione collettiva.
Situazione davvero particolare, che affina
l’ascolto di se stessi e degli altri, che ci aiuta a dare valore al tempo, a
prenderci il nostro tempo, a sperimentare nello spazio l’azione che può essere
sempre la stessa ma rivisitata in modalità di ritmo, di tempo, di spazio, un
gesto quotidiano può diventare un modo per parlare di noi agli altri,
per rappresentarci, utilizzando l’improvvisazione, il rompere una modalità
conosciuta per entrare in una situazione sconosciuta ma che può portare dei
risultati diversi, a delle soluzioni differenti. Scardinare le certezze per
abbandonarsi a qualcosa di “ignoto” ma che sentiamo essere la soluzione migliore.
Tutto questo mi ha permesso poi di avvicinarmi in modo diverso e con sguardo più attento alla presentazione dello studio ALL
DRESSED UP WITH NOWHERE TO GO andato in scena la sera seguente.
Per capirne un pò di più vi invito a leggere l'intervista fatta a Giorgia!
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