DanceINclusive - quando la danza diventa educazione civica


 
Sporcarsi le mani.
Mettersi in relazione
Il timore di toccare qualcuno che non si conosce
L’impaccio di non sapere mai se si sta facendo la cosa giusta
Ma…c’è un modo giusto?

Il progetto Dance INclusive -voluto fortemente da Opera Estate Bassano in collaborazione col Comune di Bassano del Grappa - ha portato la danza come "metodo" di educazione civica nella città. Infatti tra le giornate dell' 8 e 9 aprile danceINclusive è stato un contenitore di spettacoli, laboratori, workshop, tavole rotonde, momenti di confronto e condivisione aperti a tutti e rigorosamente gratuiti,  dove potersi incontrare, conoscere e scoprire con uno sguardo nuovo relazionandosi col prossimo attraverso la danza, non più intesa come arte per pochi ma per tutti, celebrando il movimento e il corpo, al di là del genere e dell'età. Due gli spazi adibiti a questi incontri: le sale del Museo Civico e il Garage Nardini meglio conosciuto come CSC- centro per la scena contemporanea.
Molti i coreografi, registi, attori che nel quotidiano mettono le loro competenze a disposizione di progetti che hanno come obiettivo l’integrazione dei disabili o diversamente abili, malati di Parkinson e sindrome di Dawn attraverso l’arte come mezzo comunicativo, sociale ed educativo.

Scopro cosi l’esistenza di Elvator Bunker diretta da Matteo Maffesanti, una compagnia stabile a tutti gli effetti, che nasce nel 2008 con l’intento di integrare le persone diversamente abili nella società per farle sentire abili, lavorando molto con l’improvvisazione;
Dance Well diretto da Giovanna Garzotto è un laboratorio che si sviluppa all’interno delle sale del Museo Civico di Bassano dal 2013. Due volte alla settimana, completamente gratuito, questo gruppo tenace di danzatori si ritrova per lavorare col proprio corpo, se siete fortunati e in visita al museo magari avrete l’occasione di vedere all’opera questo gruppo, composto da persone di ogni età e non solo malati di Parkinson, che si trovano per danzare;
La compagnia Din Don Dawn sotto la guida del regista Pippo Gentile lavora principalmente con diversamente abili. E’ un gruppo che esiste da circa 20 anni e la maggioranza (circa l’80%) è quello storico. Qui gli attori disabili sono il fulcro della scena in cui cercano di indagare non solo il movimento fisico, ma anche quello della parola (infatti molti spettacoli vertono su tematiche classiche)conditi sempre con aspetti imprevedibili.
 foto by CSC-Opera Estate Festival

Progetti unici, dunque, nelle loro finalità. La possibilità poi data a chiunque di poter interagire con questi laboratori durante le due giornate ha reso l’esperienza di conoscenza ancora più ricca e sfaccettata.
Quello che più mi ha colpito durante il workshop a cura degli Elevator Bunker è stata la genuinità del lavoro e di come tutti sul palco fossimo uguali, senza differenze, senza barriere. Un lavoro fisico in primis, con il corpo come linguaggio e lo sguardo come parola.
Il “sporcarsi le mani” - dell'inizio - semplicemente perché ci si mette in gioco, sperimentando un bagaglio emotivo e costruttivo che non ha precedenti.
Molte sono le cose che in situazioni come queste ci si trova a condividere senza pensare se si sta facendo la cosa giusta, o il movimento giusto, ma solo perchè ci nasce dal "di dentro".
 foto by CSC-Opera Estate Festival

Apertura
Normalità
Condivisione
Vulnerabilità
Queste le parole che vengono alla mente quando ci si avvicina a questo mondo. La magia di tutte le arti performative è quella di saper creare una specie di effetto bolla, uno spazio magico, incontaminato dall’esterno, dove possiamo assumere ruoli che non ci appartengono, fare delle cose che normalmente non facciamo, concedendoci la libertà di sbagliare, liberi di essere ciò che siamo senza paure.

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