SKILL BUILDING - Costruirsi e allenarsi
Breve ma
intensa è stata la mia piccola permanenza alla Centrale Fies quest’anno.
Un solo
giorno ma ben vissuto.
Ogni tanto
mi domando perché amo “fare la spettatrice”, quasi fosse un lavoro. Implica
attenzione, dedizione, ricerca di spettacoli da vedere, attese (tante),
delusioni, scoperte e conferme.
Amo il
teatro in tutte le sue sfumature, non è un mondo facile, ho imparato a
conoscerlo da dietro le quinte e ho imparato ad amarlo fino al midollo. Non lo
lascerò mai, forse, o forse sarà lui che lascerà me, ma al momento non me ne
curo.
Dicevo.
Alla
Centrale quest’anno ci sono stata poco ma una volta li ho capito che “solo”
aver visto VIRGILIO BRUCIA degli Anagoor
è valsa la pena di aver sfidato le intemperie, di aver cambiato i piani e di
essermene ritornata nel cuore della notte verso casa, stanca ma piena di belle
energie.
(foto tratta da RomaEuropa)
Se digitate
il nome di questo spettacolo vi compariranno le recensioni più conosciute,
grandi critici e giornalisti hanno scritto su questo ultimo lavoro della
compagnia e non voglio ripetermi o emulare quello che hanno scritto altri.
La mia
personale visione di questo spettacolo è stata totalizzante.
L’ho vissuto
nella pelle, nell’udito, negli occhi. Virgilio è stato, è, un lavoro pazzesco,
complesso, strutturato, ricco di suoni, immagini che non si scordano, canti che
appaiono come di lontane sirene, latino recitato e interpretato con la stessa
carica di un cantante rock (di quelli bravi eh!). Una scena pulita e
perfetta, il rumore delle onde infrante sugli scogli, il ronzio delle api.
Guardavo il palco, gli attori e, a un tratto, mi sono trovata con la bocca spalancata e un senso di
spaesamento, dove mi trovavo? Alla corte di Virgilio? Del Poeta?
Sicuramente
a un rito, il rito del teatro si compiva davanti a me e li ancora una volta ho
avvertito la potenza e la bellezza del teatro e perché spesso mi trovo a
macinare km, a fare dei “dritti”, sempre e comunque, ne vale la pena.
Dopo 5 anni
ho ritrovato in scena gli OHT- officine for a human theatre, particolare partnership europea che sviluppa progetti
interdisciplinari. Il lavoro che vidi 5 anni prima fu BIOS UNLIMITED e me lo
ricordo bene, perché era di una poetica immane, di una delicatezza raffinata e
perché nonostante la scena fosse vuota (priva di attori), ma solo occupata da
tante casette di legno e una voce narrante, era piena e intensa in ugual misura.
Quest’anno
il gruppo ha portato in scena AUTORITRATTO CON DUE AMICI, Adrian e Patric, una
piccola scena che descrive uno studio piuttosto incasinato e i diversi
tentativi del protagonista (chi dei due in realtà?) di affermarsi nel campo
dell’arte. Le risposte sempre negative dei vari musei avvilisce e sconforta i
personaggi che sembrano puntualmente arrendersi ma che inventano ogni volta
cose diverse per farcela. Ma alle spalle poi si palesa sempre il fallimento, forse
il tabù più grande della società contemporanea.
Un racconto
genuino, divertente e sincero.
L’Accademia degli Artefatti porta in
scena NOLLYWOOD – Io non sono così, in privato. La compagnia vuole ritrarre attori e protagonisti della
scena artistica contemporanea quali: Anagoor, Marta Cuscunà, Teatro
Sotterraneo, Francesca Grilli, Codice Ivan -analizzandoli precedentemente con
delle interviste-incontri – per poi portare sul palco gli elementi più
caratterizzanti, ripercorrendo un po’ la formazione, il tipo di lavoro, delle
personali particolarità. Sono dei momenti performativi, un po’ un furto un po’
una dedica al lavoro dei soggetti analizzati. Ho avuto il piacere di vedere
“ritrattare” Teatro Sotterraneo e Marta Cuscunà, scoprendo delle
caratteristiche più personali che attoriali.
Una forma d’intervista
in diretta, un mettere alla prova l’attore che nonostante sia sempre in scena, questa volta lo è nella sua natura più semplice, diventandone quasi la cavia di un
lavoro che cerca a tratti anche di mettere in “difficoltà” l’artista trattato,
e sempre con degli esiti divertenti e con finali cantati.
Dunque, con
gli Artefatti mi sembrava di essere nel salotto di casa a guardarmi il mio
programma preferito, con gli Anagoor ero a lezione di arte e letteratura, con gli OHT ho chiuso con l’eterno dilemma “sto percorrendo la strada giusta?”
Insomma,
ogni volta che vengo qui, e fuori da li, me ne torno con tanti nuovi spunti,
tante cose smosse nel profondo, me ne torno come un campo appena arato e pronto
per essere seminato nuovamente.
Non è estate
senza Fies.
Commenti
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Grazie per l’attenzione.
Spero che possa condividere quest’opportunità di formazione.