My Personal Jesus_Babilonia Teatri
foto by Claudia Pajewski
Come ogni ottobre, il mio autunno è iniziato con VIE Festival a Modena. Tre settimane di programmazione con gli spettacoli più vari.
Sabato 11 ottobre tra i diversi lavori che ho avuto modo di vedere sono stata felice di ritrovare una delle compagnie che più amo, Babilonia Teatri, col debutto del loro JESUS.
Fare uno spettacolo su Gesù certo non è delle imprese più semplici;
una figura delle più importanti e ancora avvolta in un mistero che forse
nessuno potrà svelare, Gesù o meglio ancora Jesus, che lo rende più contemporaneo (come
Jesus Christ Superstar), è il protagonista del nuovo spettacolo dei Babilonia.
Una
ricerca sul significato di Gesù ma ancora di più una ricerca sul significato
della fede, della vita e della morte. Un Gesù di cui sembra sappiamo tutto
attraverso i vangeli e i racconti della Chiesa e, allo stesso tempo, un Gesù sconosciuto che non
rivela, che non si rivela, che tenti di cercare che invochi quando sei
disperato che colpevolizzi quando ti senti abbandonato.
foto by Claudia Pajewski
Un
omaggio alla vita quest'ultimo lavoro della compagnia.
Uno
spettacolo che ritorna un po’ alla origini (dopo i precedenti Pinocchio e
Lolita) ma non è un passo indietro, anzi, è una maturazione del processo
creativo della compagnia, che è diventata forse meno arrabbiata, più consapevole e stratificata.
Quando
Raimondi e Valeria sono sul palco emanano una energia straordinaria. Un modus
operandi che da sempre li contraddistingue, quello del non-recitato, che li
avvicina allo spettatore rendendo la figura dell’attore “più accessibile”, meno
stereotipata.
Nessun elemento è in scena se non due sedie a fondo palco e la scritta luminosa di JESUS, ci sono delle corde a vista; è così il teatro dei Babilonia, senza veli, senza costruzioni, un teatro spogliato da artefici, uno spazio dove la parola e la musica prendono il sopravvento, due corpi che parlano e sulle note altissime di Personal Jesus emanano tutta la loro forza in cui nulla viene trattenuto.
Il “credo” di Enrico Valeria è stato uno dei momenti più toccanti, quante parole
ne ho condiviso, un credo fatto col cuore, un credo che stanaglia le parti più
intime: “credo nelle chiese buie dove non c’è notte ne giorno,
credo in fratello sole, sorella luna, credo nella madre terra che tutto
sostiene e avvolge”.
In
scena con loro, all’inizio e alla fine, loro figlio, che racchiude sia l'introduzione e il finale dello spettacolo con uno stesso significato: la spensieratezza, la gioia della vita, la speranza dell’amore.
Credo
in un mio personale Gesù.
PROSSIME DATE:
25 E 26 OTTOBRE A VICENZA presso il Teatro Olimpico
29 OTTOBRE A REGGIO EMILIA presso il Festival APERTO
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