Ballo Improprio | Claudia Castellucci Compagnia Mòra al Teatro Olimpico

 

credito fotografico: Roberto De Biasio.

Non potevo perdere l’occasione di vedere un’opera di Claudia Castellucci e della sua compagnia Mòra all’interno dell’imponente Teatro Olimpico palladiano, uno scrigno custodito nel cuore della piccola Vicenza, città che raccoglie sorprendenti gioielli architettonici.

Ballo Improprio debutta in prima assoluta all’interno della rassegna Coro | 78° ciclo di spettacoli classici, diretta da Ermanna Montanari e Marco Martinelli (Teatro delle Albe), ideatori di un percorso denso e ricco che traghetta il pubblico verso la stagione autunnale.

La drammaturgia scenica dei danzatori si muove sui canti Znamenny della tradizione russa, eseguiti dal vivo dal Coro In Sacris di Sofia (Bulgaria).
Il lavoro ribalta il concetto, molto dibattuto negli ultimi anni, di appropriazione culturale, spostando la riflessione su un altro piano, a partire da una domanda precisa:

È giusto utilizzare in modo “improprio” un repertorio di canti della liturgia ortodossa e di danze popolari dalla tradizione secolare, togliendoli dalla loro matrice religiosa?

Forse è proprio attraverso l’abitazione di una materia “aliena” e l’abbandono di forme ed estetiche conosciute, “a portata di mano”, che si riesce a ritrovare la dimensione autentica del guardare lontano, del guardare oltre, tentando di riallineare danza e moto universale.

Il canto Znamenny del XIV secolo, che collega attraverso una lunga linea il Mar Nero al Mar Baltico, ci ha spinto a recarci in quei luoghi dove una comunione umana fu semplicemente realizzata dando vita a una storia. È vero: noi siamo tagliati fuori dalla sua matrice religiosa, ma è come se volessimo imparare un nuovo linguaggio attraverso i segni che questa proietta – e Znamenny significa proprio ‘segni’, quei tratti grafici che servivano per orientarsi nell’esecuzione del canto.

credito fotografico: Roberto De Biasio.

La danza si sviluppa attraverso movimenti rituali, abiti cerimoniali e cadenze corali che si confrontano e si relazionano con le architetture del Teatro Olimpico.
Gli spazi vengono riempiti e svuotati dal movimento che si genera sulla partitura dei canti, traducendosi nel corpo, che racconta — ora singolo, ora collettivo — una storia antica.

Alcune azioni richiamano pratiche lontane, che sembrano legate al culto della terra e quelle del mare.
Una nuova grammatica, quella di Castellucci, prende piede (letteralmente) sul palcoscenico, creando un linguaggio corporeo atipico rispetto a quello che solitamente ci aspettiamo da uno spettacolo “danzato”. I segni del canto — Znamenny indica appunto “segno” — sembrano evocare quelle scritture grafiche antiche che servivano a orientarsi nell’esecuzione vocale.

Qui la parola “Ballo” sottolinea l’intenzione di convertire la danza all’antico modo formale delle danze popolari, anonime e circolari più che coreografiche.
I movimenti non hanno nulla di spettacolare, eppure sono gesti organizzati, puliti, austeri, regolari — diventano quasi ipnotici, il tutto reso ancora piu' marcato dall'inespressiva' del gruppo coreutica e dalla geometria pulita che i loro corpi con le vesti costruivano - i passi ritmati dà modo di mettere in questione il tempo, e la durata delle cose sono la marcatura del lavoro della Castellucci: la danza circolare, sulla base della metronomia; il ritmo, come misura vaga, eppure esatta, del tempo; la pausa, corrispondente al passaggio tra una posizione appena lasciata e quella che sarà assunta - tutto questo lo vediamo netto e chiaro sul palcoscenico e 
non si riesce a rimanere indifferenti o annoiati,  lo sguardo segue queste gestualità che, un po’ alla volta, diventano più familiari e risuonano dentro come un sapere arcaico che si risveglia.

credito fotografico: Roberto De Biasio.

coreografia Claudia Castellucci

danza della Compagnia Mòra sui Canti Znamenny della tradizione russa
cantati dal vivo dal Coro In Sacris di Sofia, Bulgaria

danzatori Sissj Bassani, Silvia Ciancimino, Guillermo de Cabanyes, René Ramos, Francesca Siracusa, Pier Paolo Zimmermann
musica Repertorio storico dei Canti Znamenny
coro In Sacris Nikolay Damyanliev, Samuil Dechev, Osman Hayrulov, Miroslav Kartalski, Atanas Kulinski, Ivan Svetoslavov Stanchev, Yavor Stoyanov
Maestro del Coro Simeon Angelov
fastigio musicale finale Stefano Bartolini
assistenza coreutica Sissj Bassani
abiti Iveta Vecmane, Riga
tecnica Francesca Di Serio
organizzazione Valeria Farima
direzione alla produzione Benedetta Briglia
amministrazione Michela Medri, Elisa Bruno, Simona Barducci
produzione Socìetas, Cesena

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