Al Totem Arti Festival_ cercando un proprio rituale



TOTEM
In antropologia la parola totem individua un'entità naturale o soprannaturale che ha un significato simbolico particolare per una singola persona o clan o tribù, e al quale ci si sente legati per tutta la vita. 

In una terra di mezzo, al di là del Po, passato il ponte ci s'imbatte in Pontelagoscuro, posto curioso sia di nome che di forma. Si adagia quasi nascosto e proprio li, al di là del ponte, ha preso vita il Totem Arti festival sotto la direzione artistica di Natasha Czertok e Nicola Galli con il contributo di Teatro Nucleo.
Un borgo ricco di persone, di incontri, di verde.
Un cuore pulsante nella calura estiva cerca di convogliare le persone più diverse offrendo un variegato programma di musica, teatro, laboratori, momenti di aggregazione, che convergono in uno spazio comune. Il parco Tito Salomoni e il Teatro Julio Cortazar accolgono questi rituali dal tardo pomeriggio fino a notte fonda.
Ieri sono entrata in questo TOTEM, il parco è vestito e al suo interno è bello incontrare il "panda project" una sorta di raccolta dello spettatore che lascia un segno di se, un ricordo di se stesso, e lo dona al festival, installazioni, musica dal vivo in strada (rigorosamente chiusa al traffico)e spettacoli all'interno del teatro Cortazar. Ieri sera è stato il turno di Cinzia Pietribiasi con BIOS e della Compagnia Barone Chieli Ferrari con La salute degli infermi. 

LA SALUTE DEGLI INFERMI gioca con lo spazio, nello spazio e con la musica in una frattura di sequenze fatte di luce e buio, di verità e false realtà a cui gli stessi protagonisti, fautori delle "bugie" cadono vittime, non capendo più qual'è la realtà e quale non lo è.

Con BIOS un uomo cammina incerto, avanza barcollante, tra la terra fertile appena arata ed un cielo grande d’America latina: tutti i cieli, il cielo. L'uomo proiettato nello sfondo composto di fogli radiologici e l'uomo presente sul palco sono la stessa persona? Sanno come muoversi? Cosa fare? Una voce da il corretto funzionamento dell'uso delle gambe e del corpo intero...perché a perdersi, alle volte, non ci vuole niente, tutti i giorni sono buoni, tutti i giorni sono giusti...oppure nessun giorno è quello giusto.
E il respiro? Qualche volta ci si ricorda di respirare e lo si fa male. Il mondo quello dove si vive è fatto di noi e da come lo descriviamo, da come lo viviamo, da come lo percepiamo, troppo abituati a vivere correndo, a vivere sospesi, e alle volte sulla soglia. 
Ogni giorno è buono dunque, per ritornare a respirare.

Ancora altre due giornate intense vi aspettano se volete addentrarvi in questo piccolo borgo, alla ricerca di un vostro rituale personale, per lasciare una traccia di voi o semplicemente per lasciarvi contaminare da tante belle realtà.

Qui tutto il programma del FESTIVAL

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