OPERA PRIMA FESTIVAL - Viaggi nell'aldilà danzando l'amore

-->
Metà settembre scandisce il periodo del festival Opera Prima di Rovigo arrivato alla sua XV edizione e il cui focus predomiante è stato quello delle Generazioni a "confronto" , o meglio ancora, la testimoninza della possibilità di raccontare la scena con occhi e soluzioni sempre differenti.
La programmazione di quest'anno è stata vivace e molto varia e ha visto il passaggio di testimone continuo tra compagnie emergenti e quelle più affermate e "storiche" che hanno invaso la piccola città di Rovigo portando una ventata di freschezza e internazionalità. L’idea di creare un ponte generazionale è stata vincente e ha contributio a proporre un programmazione certemente interessante e dallo sguardo fresco in un terriorio, quello del Polesione, che dimostra un potenziale nascosto farsi sempre più importante.

Le quattro compagnie “storiche” invitate quest’anno con un lavoro che raccontasse i punti saldi della loro poetica sono state: Teatro del Lemming, Teatro delle Ariette, Michela Lucenti BallettoCivile, Teatro Valdoca/Mariangela Gualtieri. Queste hanno segnalato altrettanti giovani gruppi emergenti che sono stati poi selezionati: Welcome Project, Caroline Baglioni, Filippo Porro/Simone Zambelli, Arianna Aragni e Rossella Guidotti/Daniele Cannella. Oltre a questi gruppi sono stati scelti anche delle realtà internazionali: all’attore romano Bernardo Casertano (unico italiano della selezione) Joshua Monten, Rachel Erdos, e il Collettivo Treppenwitz. In aggiunta a questi nomi ho ritrovato i Scarlattine Teatro con il loro Hamlet Private spettatore e attore in confronto, di cui conservo ancora un bellissimo ricordo vissuto a Mantova; Norberto Presta con il suo teatro nelle case e il gruppo polacco Teatr A Part con la sua recente produzione Bonds.
Come "marchio di fabbrica" che contraddistingue il lavoro del Teatro del Lemming si sono incontrate proposte - che hanno saputo includere il pubblico nel processo artistico - fatte di brevi performance studiate e portate in scena in città come il progetto Nelken Line di Pina Baush condotta da Marigia Maggipianto che rende omaggio alla grande coreografa scomparsa dieci anni fa e il progetto del gruppo locale Bo.Ro.Fra che ha coinvolto lo spettatore in concerti di musiche e danze.
Il file rouge silenzioso - e del tutto casuale ma che ho ritrovato in quasi tutti i lavori visti - di questo mio “personale percorso” festivalino è stata la tematica dell’amore e della morte. Due argomenti in cui mi sento altamente sensibile e poco incline a parlarne, entrambe mi spaventano. L’amore per la sua fragilità, la morte per la sua risolutezza, è definitiva.

Con Angst Vor Der Angst di Welcom Project al Teatro Studio mi sono addentrata in modo non lineare ne costruito nel tema delle paure (per l'appunto) attraverso spunti di narrazione differenti: dal simbolismo delle fiabe, ai pezzi di telegiornale, ai fatti di cronaca, alle filastrocche e alle storie popolari. Diversi sono i mezzi utilizzati per raccontare, una sola attrice a farlo, passa da una situazione all’altra portandoci ogni volta in mondi apparentemente lontani ma che parlano il sentire comune della paura nelle sue diverse declinazioni.
Incontri col lupo cattivo, col principe pesce, con la morte nella sua percezione più inquietante: "sei mai stato vicino a un corpo morto?", ballare nudi ululando alla luna. Dove ci porta questo "trip" evocativo? Cosa ci risveglia? Che cosa ci lascia e cosa invece ci dona?
La sensazione di essere meno soli a vivere queste paure che ci accomunano tutti, nel bene e nel male in un atto di condivisione; lo stesso sentire comune l'ho avvertito col progetto originale del Collettivo Treppenwitz e il loro L’amore its nicht une chose for everbody al Teatro Sociale.
Una sala d'attesa dell'aereporto è il luogo asettico che accoglie e fa da sfondo alle storie raccontate, piccole testimonianze raccolte, punti di vista, stralci di vita quotidiana, confidenze che magari fai più volentieri a uno sconosciuto che a chi ti conosce da sempre, un po per la paura del giudizio. Cosa vuol dire amare a trentanni? Esiste un amore perfetto? Cosa desideriamo dalla persona che vorremo avere accanto? Come ci comportiamo quando veniamo lasciati? Quanto ci impieghiamo a "rifarci" una vita? Ce la rifaremo?
Bellissimi i contributi video, delle persone che si raccontano, anche per brevi attimi, donandando un loro punto di vista, una piccola perla di saggezza, un racconto che ci fa sentire meno soli, meno stupidi anche, e che ci fa riflettere su come l'amore varca il confine ogni volta e ci renda alle volte scemi, alle volte gelosi, alle volte succubi, alle volte fragili oppure semplicemente alle volte ci rende felici.
Ombelichi Tenui di Filippo Porro/Simone Zambelli ci ha condotto nei Giardini delle Due Torri nel tema della morte, o meglio dell'aldilà, ciò cui assistiamo appare una ballata tra "due corpi" che si inseguono, si trattengono, si sfidano e si accompagnano nel percorso più solitario dell’anima nella sua trasmigrazione..se ti riencarnassi, che cosa vorresti diventare?
Con Michela Lucenti/Balletto Civile è’ stata la danza, o meglio ancora, l'esperienze fisica nella sua totalità la protagonista conclusiva della sera al Teatro Studio con Concerto fisico per un originale composizione in cui il "corpo" è stato vissuto come strumento multiforme, dando vita  a un racconto musicale per azioni, ripercorrendo i capisaldi poetici della compagnia teatrale di Michela Lucenti con il Balletto civile. 
Visto a Rovigo il 12 e 14 Settembre 2019

Commenti

Post più popolari