Rete Critica 2019

Anche quest'anno come da quasi un decennio (dieci tondi tondi saranno a dicembre 2020) si è proclamato il Premio di Rete Critica nel luogo suggestivo del  Teatro Verdi di Padova. 
Rete Critica è una rete, appunto, che mette in connessione molti siti e blog che si occupano di teatro, danza e in generale di Arti Performative. Nasce dal desiderio di poter mantenere alta la discussione e il confronto sulla nuova scena contemporanea, cercando di portare alla luce lavori di compagnie e/o attori che sono ancora nel "sottobosco" teatrale e che faticano magari a trovare la giusta rilevanza. 
L'intento è dunque di mantenere sempre alta sia la ricerca da parte di chi si occpau di questa materia di andare a scovare nuovi elementi e linguaggi, sia di mantere vivo il panorama ancora poco valutato del teatro contemporaneo.

Quest' anno Rete Critica ha visto tre categorie partecipanti con i seguenti finalisti:

Miglior/Compagnia Spettacolo: Davide EniaL'Abisso
Silvia GribaudiGraces
Dom – L'uomo che cammina
Il Mulino di AmletoPlatonov.

Miglior progetto-organizzazione: Teatro dei Venti – Moby Dick, 
Mutaverso Teatro – Erre Teatro, 

Miglior progetto-comunicazione: Fattoria Vittadini, Spettatore Professionista – Stefano Romagnoli, Compagnia Frosini/Timpano.

La sfida tra tutte queste realtà molto diverse - e in alcuni casi agli opposti - ha senza dubbio rilevato uno sguardo molto sfaccettato delle varie testate votanti ma che ha permesso di conoscere (almeno per quanto mi riguarda altrettante realtà molto interessanti).

Qui sotto i Vincitori per categoria con motivazione:

Miglior percorso artistico o di compagnia: DOM – L’uomo che cammina
Un progetto pluriennale che incrocia la ricerca letteraria, gli studi sul paesaggio, la filosofia e l’affondo performativo. Attraverso articolate indagini sulle specifiche di ogni contesto, L’uomo che cammina è un viaggio nel tessuto urbano e nei suoi spazi “incolti”. Approssimandosi a luoghi ipoteticamente più distanti dall’antropizzazione, la realtà quotidiana viene via via destabilizzata e resa artificiale tanto quanto i nostri sogni, portandoci dentro abbazie e piscine, al margine di laghetti e dentro a discariche fumanti, al cospetto di ragazze che cantano rapinose canzoni d’amore incontrando gang di periferia. La realtà così torna vivida, come quella di un sogno al primo mattino.
Il soggetto e l’oggetto dell’esperienza teatrale sono tecnicamente trasposti in uno spazio dove la drammaturgia nasce e cresce vicino ad entrambi, dove è possibile produrre quella peculiare sfasatura e l’indecidibilità tra finzione e realtà quotidiana. Senza però mettere da parte una precipua tensione politica che permette agli spettatori-camminatori di riappropriarsi dello spazio pubblico, prendendo sul serio l’enorme complessità del paesaggio e della città.

Miglior progetto-organizzazione: Teatro dei Venti – Moby Dick
Una piccola compagnia teatrale, attiva alla periferia di Modena, decide di affrontare una delle crisi che incontra inevitabilmente qualunque percorso artistico rilanciando con un progetto complesso, ambizioso, utopico: un grande spettacolo di piazza ispirato al “Moby Dick” di Hermann Melville, centrata sulla imponente scenografia mobile immaginata da Dino Serra e affidata alla cura progettuale di Massimo Zanelli. Nasce così una imponente nave che diventa la terribile balena bianca, animata da decine di attori-danzatori-acrobati-musicisti, con il coinvolgimento anche dei “non-attori” con cui lavora abitualmente la compagnia: detenuti, immigrati, bambini. Nel corso di 4 anni, superando complessità economiche, realizzative, logistiche, nasce una coproduzione internazionale che porta il “Moby Dick” del Teatro dei Venti in una lunga e prestigiosa tournée (in verità più all’estero che in Italia). Il progetto coniuga creatività artistica e organizzativa con modalità inedite per l’Italia e che possono costituire un interessante modello produttivo.

Miglior progetto di comunicazione: Fattoria Vittadini – Festival del silenzio
Una compagnia che porta avanti azioni culturali e artistiche dalla natura dinamica in forte ascolto con le necessità del contemporaneo. In particolare con il progetto Festival del Silenzio, Fattoria Vittadini ha concretizzato l’intenzione di allargare la proposta e la ricezione dei linguaggi performativi, attraverso la creazione di una piattaforma attenta all’accessibilità e all’inclusione, che riflette sui limiti dei consueti meccanismi di comunicazione fino a sradicarli. Una messa in discussione delle convenzionali relazioni performer-spettatore che si fonda su un rigoroso spostamento del proprio punto di vista.

L'esperienza di ReteCritica è stata senza dubbio molto intensa e ricca, questa full immersion di due giorni a Padova mi ha fatto rendere conto che l'esistenza di questa rete è estremamente necessaria per tutto quel teatro che sta ancora li fuori, nel sottobosco, che sta nascendo, e che ha un bisogno urgente di uscire allo scoperto e di farsi conoscere.

Savethedate 4/6 dicembre 2020 il decennale di ReteCritica

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