Le nuvole di Amleto di Eugenio Barba e L' Odin Teatret per La Biennale Teatro 2025

Apro la mia incursione di quest'anno alla Biennale Teatro 2025, diretta da Wiliam Dafoe, con la visione de Le Nuvole di Amleto, per la regia di Eugenio Barba e il suo Odin Teatret in scena nel suggestivo spazio di Forte Marghera (Venezia)Vedere un lavoro del'Odin Teatret e'necessario, se sei uno studioso, se pratichi teatro, se mastichi questa materia da un po, li trovi le fondamenta del teatro di oggi.  E' un po come immergersi nel sapere del teatro e fare scorta per il futuro, per raccontarlo ai posteri, per dire "io c'ero".

 Le nuvole di Amleto © Stefano di Buduo.

Cosa mi aspettavo?

Onestamente non avevo aspettative precise, l'emozione di poter vedere dal vivo un lavoro di Barba, ancora in questo nostro tempo, e' stata occasione preziosa e non me la sono lasciata scappare. A caldo le impressioni sullo spettacolo che mi sono rimaste piu'nidite sono state:

Colorato, onirico, antico, giovane, sincero, ritualistico, disturbante, caotico, vitale, denso, gestuale. Mi ha lasciata stranita e allo stesso tempo mi ha riempito la vista.

Ma procedo con ordine.

Ci fanno accomodare in sala con un ordine preciso, ci disponiamo attorno allo spazio scenico rettangolare, su due file (piu' una fila a terra), circondando lo spazio in cui si muoveranno gli attori, l'impianto scenico rimanda allo spazio Grotoskiano, una disposizione del pubblico che non e' piu' frontale ma che gli permette di osservare tutti i dettagli delle gesta attoriali. Eugenio Barba partecipa alla sistemazione del pubblico in sala, prende per mano, guida, accoglie, e rimane in sala tra gli spettatori, in piedi, a guardare lo spettacolo. Uno di noi, noi uno di loro. In qualche modo la sua accoglienza ci ha fatto sentire "a casa", intimi e la sua presenza tra di noi in sala ha solidificato questa sua mission, creare una comunita', relazioni non divisioni. 

Lo spettacolo prende ispirazione  dalla morte di Hamnet ,il  figlio di Shakespeare, che muore alla tenera eta' di 11 anni, nel 1596.  Cinque anni piu' tardi, Shakespeare perde anche il padre e durante questo periodo di lutto scrive Amleto, tragedia che esplora temi di vendetta, paternità e destino.  Il titolo dello spettacolo richiama le qualita' delle “nuvole”, di impermanenza e memoria sviluppando una narrazione atttraverso un montaggio di testi shakesperiani e la drammaturgia di Eugenio Barba, proponendo una riflessione sull'eredita' che si trasmette tra padre e figlio e in generale tra le generazioni.  Lo spettacolo era dedicato a Hammet e a tutti i giovani senza futuro.

ph Stefano di Buduo

Nello spazio teatrale dove prende vita la messinscena si sviluppa un corridoio nero centrale con due schermi verticali luminosi ai lati, dove vengono proiettate delle immagini, pochi oggetti di scena.  Sei gli attori che compongono il lavoro, che si apre con William Shakespeare, interpretato da Julia Varley, la quale snocciola gli eventi che si susseguono attraverso  i gesti, le coreografie, i canti, i sei attori sono in costante movimento, è una vera danza, la danza della vita. I costumi di scena sono coloratissimi, ricordano etnie ed epoche diverse, creando un puzzle di umanità' denso e variegato, recitato in lingue diverse - dal russo, all'inglese, italiano - tra urla, pianti e risate sguaive  La storia di Amleto lo racconta inizialmente spensierato insieme alla sua Ofelia, ma tra di loro si insinua lo spettro del padre che chiede vendetta. Amleto diventa pazzo, trasformandosi in qualche modo anche nell'espressività', assomigliando sempre piu' nella gestualità' ad un animale, ma anche il mondo è pazzo, lo dimostrano le foto di bambini che impugnano armi in guerra proiettati sugli schermi. La storia porta la morte di tutti i protagonisti, ma li dove risiedeva la morte dall'altra parte si trova la vita, la gioia, i canti. E'stato un viaggio sulle montagne russe, tra passato, presente, vita, morte, dolore, gioia, un condensato disorientante - per questo simile quasi ad un sogno - che abbiamo potuto sperimentare ad occhi aperti.

E' un lavoro da Terzo Teatro, che ci coinvolge emotivamente, ma e' anche un teatro che ad oggi non esiste piu', semplice nell'esposizione, ricco nell'aspetto emotivo, nella gestualità', un teatro povero che ha in se pero' tutto il sapere del teatro novecentesco.


di ODIN TEATRET
Dedicato a Hamnet e ai giovani senza futuro
Attori: Antonia Cioază, Else Marie Laukvik, Jakob Nielsen, Rina Skeel, Ulrik Skeel, Julia Varley 
Disegno luci, Disegno luci, video e manifesto: Stefano Di Buduo 
Consulente film: Claudio Coloberti 
Marionetta: Fabio Butera 
Costumi: Odin Teatret 
Spazio scenico: Odin Teatret 
Direttore tecnico: Knud Erik Knudsen 
Assistenti alla regia: Gregorio Amicuzi e Julia Varley 
Testo: Eugenio Barba e citazioni dall’Amleto di William Shakespeare 
Drammaturgia e regia: Eugenio Barba
Al Padiglione 30, Forte Marghera per Biennale Teatro, visto il 2 giugno 2025

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