Esercizi di sparizione | Abracadabra | Collettivo Cinetico
Abracadabra è un esercizio di sparizione
Un lavoro che porta costantemente in rilievo la presenza del corpo, attraverso modalità diverse: la parola che diventa carne, la voce che si fa visibile, il respiro che si trasforma in fumo, la voce incarnata nei corpi degli altri, corpi che hanno abitato luoghi.
Respirare. Stare. Essere.
Essere anche nel buio, anche quando non c’è più niente da fare, da dire.
Essere nella propria essenza.
Racconti autobiografici compongono la drammaturgia del nuovo spettacolo del Collettivo Cinetico— in scena una Francesca Pennini interamente densa, anche quando non si vede — dando vita a momenti di profonda vivezza: viscerale, ossea, una sincerità quasi disturbante.
Chiudi gli occhi e pensa:
ai tuoi piedi sull’erba,
al letto sfatto,
al tuo volto a dieci anni,
a un triangolo nero,
all’interno della tua bocca,
alla tua schiena.
Lo senti, il mondo, lì dietro la tua schiena?
Lo percepisci, quel mondo così lontano, invisibile?
Il corpo come sostanza concreta, ma anche come assenza.
Come luogo dove accadono le cose e luogo che racconta le cose.
Un luogo a cui far ritorno, un luogo che abitiamo fino alla fine: corpo fatto a pezzi e poi ricomposto, corpo che ritorna visibile e corpo che svanisce — come una magia.
Ci ho sentito tanto yoga, qui dentro.
E no, non voglio cadere nei cliché: yoga inteso come esercizio costante di presenza, di presa di coscienza di sé, della carne, del mondo interno — invisibile, viscerale, osseo, immaginifico.
Un esercizio che porta a fare esperienza di sé, e ogni volta quell’esperienza conduce a esiti diversi, come quando si ritorna da un viaggio lontano: simili, ma mai uguali a come si era partiti.
Sparire per poi ricomparire.
Recentemente ho subito una sparizione, da parte di una persona che per me era molto importante.
Esattamente come qui: un momento c’era, e quello dopo svaniva, portando via con sé tutto ciò che eravamo stati, che pensavo saremmo diventati, che immaginavo.
Una magia.
Molto dolorosa.
Così sono svanita anch’io, poco a poco, dispersa in quei ricordi, in quelle immagini che mi riportavano lì: il corpo che ricorda, che si fa memoria — spesso ingombrante — che manifesta anche quando non vuoi ascoltarlo o vederlo.
Sono scomparsa, credo, insieme a quella persona, che si è portata via anche un po’ di me.
Gradualmente, poi, sono ricomparsa.
Mi sono ricomposta.
E ancora oggi mi scompongo e mi ricompongo, come qualcosa di magmatico, che trova altre forme, altre dimensioni di sé.
Essere corpo.
Presenza nell’assenza.
Assenza in presenza.
Sparire come una magia: un gesto che affascina, ma al contempo anche un esercizio doloroso, intenso.
Non sai cosa troverai quando tornerai.
Non sai come sarai.
Ma, in fondo, basta esserci.
Visto al Teatro Arena del Sole di Bologna 31 ottobre 2025
Abracadabra
scenografia Alberto Favretto
tecnica e disegno luci Alice Colla
azioni e invenzioni invisibili Carmine Parise
realizzazione costumi Maria Ziosi
produzione CollettivO CineticO, Fondazione Teatro Stabile di Torino / Torinodanza Festival, Festival Aperto / Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Centrale Fies | Art Work Space
con il sostegno di Regione Emilia Romagna, MiC
e con il supporto di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale e L’Agorà de la Danse di Montréal
nell’ambito di CARNE focus di drammaturgia fisica
vincitore del bando di residenza presso L’Agorà de la Danse di Montréal, sostenuto da CINARS, NID Platform, L’IIC di Montréal e Delegazione del Québec a Roma
foto di R.Segata courtesy of Centrale Fies





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