LO YOGA NEL TEATRO - LIVING THEATER


Il terzo appuntamento con lo spazio Lo yoga nel Teatro ci porta a New York dalla compagnia Living Theater che nasce sul finire degli anni 50 da coniugi Julian Beck e Judith Malin.
 
Da sempre conosciuta come una realtà del tutto fuori dagli schemi, anticonvenzionale e attiva nel sociale, poco conformista, anzi, per niente in linea con le modalità di mercato e di scena che contraddistinguevano il periodo.

Il lavoro della compagnia vedeva sempre più un distacco dal concetto "classico" di fruizione dello spettacolo e della scena e di conseguenza anche tra pubblico e platea; infatti la platea non c'è più, gli attori vanno in scena senza recitare un personaggio, il teatro diventa vita, senza più essere rappresentato.
Tutte queste modalità furono portate dal Living attorno agli anni 60 con un pubblico presente, oggi molti spettacoli o performance sono eseguite in questo modo e per noi è anche "normalità", ma all'epoca sdoganarono un modus operandi che era invece molto radicato. La compagnia divenne famosa agli inizi degli anni ’60 con spettacoli come The connection e Paradise Now. Dai primi anni Sessanta il Living concentrò la sua attività in Europa e soprattutto in Italia. Sono di quel periodo spettacoli come Mysteries and Smaller PiecesAntigone di Sofocle da Brecht, Frankenstein.

Fabio Donato, Living Theatre. Paradise Now, Napoli, Teatro Mediterraneo, 1969. Courtesy Fabio Donato 

La compagnia cercava sempre l'iterazione con il pubblico in modo creativo e senza copione, molti non sopportvano questo modo di lavorare e questo tipo di partecipaizone richiesta allo spettatore, tra cui J. Grotowski (vedi articolo precedente). Risultava un teatro "scomodo" e poco sicuro per chi cercava la classica formula teatrale, ma potevano anche far diventare l'esperienza della scena unica per il singolo spettatore.

Proprio per questa modalità di lavoro il Living si appoggia allo yoga quale disciplina che contiene un sapere tecnico ineguagliabile e che poteva aiutare un gruppo come loro che lavorava nell'urgenza espressiva sostituendola alla classica sessione di training. Questo perchè lo yoga conferiva al corpo una consapevolezza di quanto lo circondava e dello spazio che abitava; era importante perchè dava uno scopo agli esercizi per suscitare una reazione intensa, poi, nel lavoro performativo.


Se volete saperne un po di più ecco qualche lettura:

Piergiorgio Giacché, Lo spettatore partecipante, Milano, Guerini, 1991.
Anna Maria Monteverdi, Frankenstein del Living Theatre, Pisa, BFS, 2002.
Cristina Valenti, Storia del Living Theatre, Titivillus Edizioni, 2008.

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